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Collana:

Una breve estate

Alberto Paleari

Giugno 1914: un ragazzo dell’alta borghesia ebrea berlinese giunge in un villaggio svizzero sulle montagne del Passo del Sempione per passarvi le vacanze estive. Il padre lo affida a una saggia ed esperta guida alpina perché gli insegni l’alpinismo e per il ragazzo non potrebbe esserci
compagno e maestro migliore nel periodo in cui dovrà decidere che cosa fare della sua vita, ma l’inizio della Prima Guerra Mondiale interrompe presto la sua vacanza.
Una breve estate è prima di tutto un romanzo di formazione, le cui prove iniziatiche sono la montagna e la guerra, ma è anche la storia di un amore bello e innocente e, soprattutto, un affresco storico dell’Europa nei trent’anni che hanno sconvolto il Novecento, tra la Grande Guerra e le barricate della rivoluzione spartachista, tra le speranze della Repubblica di Weimar e le tenebre del nazismo. Malgrado cedimenti e contraddizioni, messo di fronte agli orrori della guerra il ragazzo li affronta con coraggio e onestà perché ha imparato che per non perdere l’anima vivere o morire non è importante quanto conservare la sua umanità.
Alberto Paleari scrive un romanzo che prende le mosse dalla montagna per affrontare un mondo più vasto: le montagne del Passo del Sempione danno infatti al protagonista la tempra per superare mille difficoltà e tornare alle stesse montagne per la sfida più dura, quella con la propria
coscienza.

Le recensioni dei lettori 

«Il libro è bellissimo. Racconta le radici di noi che apparteniamo alla generazione nata quando il libro finisce, alla metà di quel secolo, all’ombra di due guerre e di una rivoluzione comunista, che hanno costruito la nostra identità.
Se per me la parola nazionalismo ha sempre avuto un significato negativo, se il benessere di cui ho goduto fin dall’infanzia l’ho sempre vissuto come una colpa è perché da bambina ho giocato tra le macerie, ho respirato la stessa aria di chi voleva lasciarsi per sempre alle spalle distruzioni, miseria, odio, ho ascoltato le parole di chi diceva che non ci sarebbero più state guerre e si sarebbe creata una società migliore.
Di quel mezzo secolo hai tracciato una storia sobria, lineare ma intensa: l’ho letta con commozione. Grazie.»

Ombretta

«Leggendo la prima parte di questo libro viene davvero voglia di andare al Sempione, per come sono raccontati i posti e le persone, e per come è raccontata la vita che si conduceva (a volte mi piace pensare che si conduca ancora…”Sul confine” insegna) nei minuscoli villaggi sotto le grandi montagne del Vallese, e rimpiango di aver frequentato pochissimo quei posti, che sono stupendi, ma tenterò di rimediare. Viene anche nostalgia di rifare una salita con una Guida alpina, non tanto per vedere come arrampica, ma soprattutto per vedere come cammina, che è una cosa che mi ha sempre affascinato, difficile da descrivere tanto è naturale, fluida, instancabile e millenaria quella camminata. Ma sto divagando.
Non dico nulla sulla storia in sé, se non che è una storia d’altri tempi se Dio vuole, senza internet né telefoni cellulari, dove secondo me uno dei concetti fondamentali da tenere in conto è l’attesa. Attesa di tutto o quasi: delle lettere da e per il Simplondorf, di buone condizioni sul Fletschhorn, della fine della guerra. E l’attesa è anche la nostra di lettori, per capire come potrà andare a finire visti i guai che si procura Joseph dopo la guerra, dato che non ne ha avuto abbastanza di quell’esperienza e, come spiega l’autore, deve combattere ancora contro sé stesso. Attesa oggi è parola difficile, non siamo più capaci di aspettare, tutto deve essere subito: proprio per questo “Una breve estate” può insegnare qualcosa, quando non molto, a chi lo leggerà. Non temete, è un’attesa che non annoia. Le 11 righe in mezzo alla pagina 175 sono tutto il libro, hanno ruolo di profezia (e, proprio di questi tempi, fanno anche un po’ paura, dato che 2 confini più a destra sulla carta, cioè quasi in casa, c’è una guerra. Vera). Bellissimo l’ultimo capitolo, ma qui io sono di parte perchè conosco abbastanza bene quei posti.
La prima guerra mondiale è spiegata praticamente in ogni sua parte, da come si è originata, a quali interessi giravano, a come si combatteva e si moriva. Politica, tecnica, tattica. Per questo, e soprattutto per la vicenda personale del protagonista e degli altri personaggi, PROPONGO UFFICIALMENTE che questo libro diventi la sceneggiatura di un film.»

Walter

  ISBN: 9788832260120

  Dimensioni: 13 x 20

  Pagine: 272

19,50 

🖋️

Per vivere Alberto Paleari ha fatto il commerciante di vini e la guida alpina. Negli anni Settanta ha iniziato a scrivere sulle principali riviste di montagna. La sua prima opera narrativa è stata Il viaggio del viaggio di Oreste P (racconti 1989). Sono seguiti i romanzi: Kerguelen (1989) La casa della contessa (1993) Ci sfiorava il soffio delle valanghe (2003) Il giorno dell’astragalo (2007) Volevo solo amarti (2012) e, con Erminio Ferrari, il saggio Una valanga sulla Est (2006).

Per MonteRosa edizioni ha scritto sei guide delle montagne ossolane che sono anche racconto di storie vissute e descrizione di luoghi dimenticati, tra queste, con E. Ferrari, Ossola quota 3000, 75 cime da scoprire. Seguono per lo stesso editore il romanzo autobiografico Le montagne e il profumo del mosto (2015) saga familiare e spaccato storico del secolo breve visto da un paese dell’Ossola; 3900 delle Alpi (2016) con E. Ferrari e M. Volken, omaggio alle cime alpine più alte di 3900 metri e meno di 4000; il romanzo L’angelo che scese a piedi dal Monte Rosa (2016) sul pittore valsesiano Tanzio da Varallo e il suo tempo; Verso la montagna sacra (2017) pellegrinaggio artistico tra i sacri monti di Orta e Varallo; L’attraversamento invernale delle Alpi (2017) viaggio con gli sci dal Lago Maggiore al Lago dei Quattro Cantoni; La finestrella delle anime (2020) diario di un cammino tra i Walser della Valsesia; Sul confine (2021) cronaca di una estate tra Ossola e Svizzera e memoriale di una vita. Nel 2018 per la Hoepli ha scritto L’altro lato del Paradiso sulla sua consuetudine col Parco Nazionale della Valgrande. Dal 2019 non fa più la guida alpina, cammina nei boschi intorno a casa e continua a scrivere.

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