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Un giorno per ricordare, un giorno per dimenticare

Il filosofo Paul Preciado, in un articolo in cui invita a sottrarsi alla tirannia delle ricorrenze, sostiene che “i festeggiamenti servono a ricordarsi di cose che altrimenti dimenticheremmo e a dimenticare cose di cui dovremmo ricordarci”

Mi piacerebbe che la Giornata Internazionale della Montagna servisse essenzialmente a questo. Spesso e volentieri, infatti, ci dimentichiamo che l’Italia è soprattutto un Paese di montagna – che ruolo hanno le alpi nella nostra identità nazionale? –  e che le pagine più importanti della nostra storia sono state scritte proprio in montagna.

Nel nostro immaginario, invece, essa è quasi sempre ridotta a un terreno di gioco, un museo, un luogo rigenerante “dove il tempo si è fermato” e tanti altri stereotipi legati al locus amoenus. Ecco, quello che dimentichiamo e invece dovremmo ricordare è che tutto questo è per l’appunto una costruzione, che esiste solo nella mente di chi in montagna non vive e di chi la montagna conosce solo superficialmente. Qualcosa di cui dovremmo sbarazzarci per scoprire invece la sua cultura, i suoi conflitti, i suoi saperi.

L’edizione 2020 della Giornata Internazionale della montagna è dedicata alla biodiversità e all’importanza della sua salvaguardia.

Si è molto discusso se la presenza dell’uomo nelle terre alte abbia rappresentato un bene o un male per la biodiversità. Come spesso accade non c’è una risposta univoca. Se la monocultura idroelettrica, l’industria dello sci e le grandi opere inutili hanno avuto e continuano ad avere un impatto sicuramente negativo, la cura del bosco o il mantenimento del pascolo hanno rappresentato una forma di cura del territorio, proteggendolo dagli incendi e dal dissesto idrogeologico.

Oggi però questo dibattito sembra quantomeno monco, perché l’orizzonte che abbiamo davanti è dominato dal grande rimosso collettivo del cambiamento climatico, qualcosa di cui, con il passare del tempo, sarà sempre più impossibili dimenticarsi.

E allora, il modesto invito che arriva da queste pagine è quello di utilizzare questa giornata per liberarci dai troppi stereotipi che tolgono autenticità alla montagna, a fare un esercizio di immaginazione per un futuro che abbracci l’incertezza e vada oltre tutto quello che siamo abituati a vedere.

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